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GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Nella primavera del 1947 a Broadway, New York, tra i tanti titoli in cartellone di musical e commedie c’è anche uno spettacolo che mette in scena una storia di abusi e violenza domestica: “A streetcar named desire” “Un tram chiamato desiderio”, del drammaturgo Tennessee Williams.

Tennessee Williams e le sue storie sono riaffiorate in queste settimane grazie alla lettura del mese di novembre del gruppo @strategieprenestine: “Viaggio a Echo Spring” della scrittrice inglese Olivia Laing. In questo libro l’autrice esplora le vite di sei famosissimi scrittori analizzando in particolar modo il rapporto che avevano con l’alcol e come questo abbia influenzato le loro esistenze e narrative.

Il testo è una mescolanza di memoir, biografia, autobiografia, saggio e narrativa e leggendolo e esplorando le vite degli autori e dell’autrice uno degli effetti collaterali è stato andare a rileggere testi e rivedere vecchi film.
Questa settimana è stata dedicata a Tennessee Williams e ieri, guardando l’adattamento cinematografico di “A streetcar named desire”, diverse lampadine si sono accese rivelando degli inaspettati legami ad attualissimi fatti di cronaca.

Quindi in occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE partiamo da un classico di 73 anni fa per cercare di analizzare, denunciare e anche solo far parlare di situazioni e realtà che affliggono ancora tante, troppe donne.

“A streetcar named desire” è ambientato a New Orleans e racconta di due sorelle, Blanche e Stella DuBois, vittime di un marito e cognato violento.

Blanche, (interpretata nel film da Vivien Leigh), dopo un tracollo economico e la tragica scomparsa del marito (suicidatosi perché omosessuale) cerca conforto dalla sorella Stella, sposata con Stanley un uomo interessati ai soldi, alle ipotizzate proprietà terriere della moglie e al lusso che trapela dall’abbigliamento della cognata.
Basta poco a Blanche per capire che la sorella è vittima di un marito rude, violento, brusco e con una certa predisposizione per l’alcol.


Tennessee Williams mette in scena un’opera in cui le tematiche principali, quelle nascoste inizialmente e che sono il climax della messa in scena, sono quanto mai attuali:
Blanche è un’insegnante e viene licenziata per i suoi comportamenti “immorali”.
Dopo aver sorpreso il marito con un altro uomo e dopo il suicidio, infatti, trova conforto nel ballare, nel bere, nel frequentare altri uomini.


“Ballare e bere mi stordiva e colmava il vuoto nel mio cuore”

Questo vivere la vita cercando di alleviare le pene come meglio si può, però, viene giudicato e condannato dal contesto sociale degli Stati Uniti del Sud degli anni ‘40. Come se non bastasse, Blanche alla fine dell’opera viene violentata da Stanley, marito di Stella e dopo questo ennesimo trauma, che la porta ancor di più a chiudersi nel suo mondo di fantasia per non accettare il dramma della sua vita, sarà internata in un ospedale psichiatrico.

C’è qualcosa che suona familiare anche a voi, in questa storia?

Il play è del ’47 e oggi, nel 2020, solo pochi giorni fa ci siamo indignate per la maestra ingiustamente licenziata per comportamenti “immorali”, per atti dei quali – se si narrasse la storia dal giusto punto di vista – la protagonista è in realtà la vera vittima: vittima della persona in cui aveva riposto fiducia, vittima del sistema, del bigottismo e del moralismo ancora imperanti e vittima di un tessuto sociale che non garantisce la salvaguardia dei diritti fondamentali.

La violenza di cui parla Tennessee Williams nel suo lavoro è sfaccettata:

  • una violenza intima, nascosta, chiusa tra le 4, claustrofobiche, mura domestiche;
  • la violenza nella coppia, in cui i litigi sono l’ordinario e il conflitto non si risolve mai a favore della donna;
  • la violenza sessuale per annientare del tutto un soggetto psicologicamente fragile e incapace di chiedere aiuto;
  • la violenza di un sistema che non aiuta le vittime, ma anzi non fa che peggiorarne la situazione.

Questo va denunciato ogni giorno, tutti i giorni, ma è bene dedicare a questi argomenti una giornata intera per invitare alla riflessione, alla presa di coscienza e accettazione che non sono tematiche superate, purtroppo, ma ancora attuali.

Tennessee Williams era un grande conoscitore dell’animo umano e delle tipologie di persone, un grande osservatore e nel finale dell’opera teatrale, quando Blanche viene portata via dai medici, Stella, ben consapevole di quanto fatto dal marito, non riesce a ribellarsi, ma anzi, si lascia nuovamente soggiogare.
Nel finale del film, invece, i produttori cinematografici insistono con l’autore per inserire una scena che apra un minimo spiraglio di speranza e lanci un messaggio: la ribellione è possibile.

Stella, in questo finale hollywoodiano, mentre Blanche va via e Stanley la chiama urlando con autorità il suo nome, prende in braccio il figlio e si allontana, dicendo che non tornerà mai più da Stanley.

Forse. Noi, ovviamente, speriamo che mantenga la promessa.

Illustrazione di Monica Lasagni

Per chi si trova in situazioni di violenza e ha bisogno di aiuto, vi consigliamo di seguire sui loro profili instagram:

@direcontrolaviolenza che riunisce 80 centri anti violenza in Italia

@luchaysiesta la casa delle donne a Roma

@actionaiditalia e campagna #Call4Margherita per sostenere i centri antiviolenza che rischiano di chiudere

@alleyoop24 ha lanciato la campagna #nonseisola

Per finire vi consigliamo un po’ di profili da seguire che si dedicano a queste tematiche e a tante altre che riguardano i diritti delle donne e tanti dei temi urgenti di cui anche nelle scorse settimane si è tanto parlato (dal revenge porn al #notallmen alle discriminazioni sul lavoro)

@mariacafagna
@donatacolumbro
@lagiuliab
@jenniferguerra
@caraseimaschilista
@attiliopalmieri
@carlottavagnoli
@senzarossetto
@amlet_a

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